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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Ricerca sulla Cooper. Dec. nei Balcani Legge 84  CESPI 2007

Siti Suggeriti

www.cespi.it ; www.osservatoriobalcani.org ; www.balcanicooperazione.it 

Albania- Scutari Centro- 2007 foto PAGI

 

Il Rapporto completo  in www.cespi.it

Metodologia

 

Il lavoro di analisi di caso ALBANIA si è svolto attraverso tre fasi principali : lo studio di documenti ( sull’Albania e sui Progetti specifici ) prima della missione; la missione nel Paese; la rielaborazione dell’incrocio critico fra la documentazione precedente, quella raccolta in loco e l’esperienza diretta sul campo. La Missione in Albania ( svoltasi nel mese di giugno 2007 ) ha permesso visite ed incontri a Tirana, a Scutari ( con sopralluoghi a nord verso le montagne e a sud verso il mare), a Durazzo e Valona (con sopralluoghi in zone dell’entroterra collinare e montuoso e della costa). Durante la missione  sono stati effettuati  34 Incontri, compilati 6 Questionari chiusi con le Domande di Valutazione comuni a tutti e quattro gli Studi Caso, un Focus Group conclusivo, e numerose visite presso i luoghi e gli spazi dei Progetti selezionati con la realizzazione di oltre 200 fotografie di documentazione. Sono inoltre stati inviati e ricevuti in Italia altri 12 Questionari aperti compilati a distanza da altrettanti soggetti italiani attuatori. Nell’arco di  cinque mesi, da maggio a settembre 2007, il lavoro di studio, missione, incontri e scrittura del rapporto ha prodotto le pagine che seguono composte da una introduzione generale sul Contesto storico, politico economico dell’Albania, dal Quadro riassuntivo dei progetti effettuati nel Paese con la Legge 84 e la presentazione dei 6 progetti analizzati, dai Risultati dell’analisi e le Raccomandazioni conclusive supportati una selezione di foto e da una notevole serie di allegati relativi alle sintesi degli incontri avvenuti durante la missione.

 

Sintesi

I risultati dello studio di caso in Albania

 a cura di Gianguido Palumbo

In Albania, dopo la caduta del regime di Enver Hoxa, da oltre venti anni, l’Italia è molto attiva a diversi livelli e in molte direzioni. Negli stessi anni sono emigrati in Italia, spesso rimanendovi, centinaia di migliaia di Albanesi che si sono aggiunti alla storica presenza di molte Comunità Arbreshe insediatesi fin dal 1300 nel centro e sud Italia. Oggi vivono nel nostro Paese circa 500.000 italo-albanesi e quasi altrettanti immigrati recenti (fra regolari e irregolari) fra i quali oltre 12.000 studenti universitari. Sicuramente il milione di Albanesi-Italiani presenti costituiscono la comunità “straniera” più numerosa e importante nell’Italia contemporanea: ruolo sottovalutato sia nel nostro Paese che nelle relazioni internazionali fra i due Paesi.

In questi stessi anni la solidarietà e la cooperazione italiana, nelle loro forme e caratteristiche variegate nazionali, regionali e locali, hanno impegnato in Albania moltissime energie umane, professionali ed economiche, influendo positivamente sulla rinascita del Paese. L’Albania di oggi  confrontata con quella di 20 o anche di soli 10 anni fa ( a Scutari nel 1997 si sparava ancora per strada quotidianamente) sembra un Paese più sereno, più libero di crearsi un futuro più democratico, più giusto, più connesso agli altri Paesi della Penisola Balcanica, all’Europa ma anche alla vicina Turchia, ed a tale miglioramento ha sicuramente contribuito anche la cooperazione internazionale e quella italiana in prima fila.

Preoccupano però forti e gravi contraddizioni ed alcuni rischi insiti in tale “miglioramento”:

·                     la perdita progressiva delle identità, represse per decenni e oggi sempre più omogeneizzate, che rischia di favorire uno sviluppo moderno senz’ “anima” e quindi fragile;

·                     la debolezza della “società civile” ancora poco attiva, organizzata, influente, realmente autonoma da centri di potere economico, partitico, religioso,  a causa  delle lunghe repressioni storiche subite ma anche di una caratterizzazione nazionale basata sulla forza e l’orgoglio individuale;

·                     il peso ancora molto forte dell’informalità socioeconomica ( assenza di identificazioni civiche, legali, fiscali, sanitarie, etc…) dell’illegalità e della corruzione conseguenti, che sta creando un processo accelerato di sviluppo anomalo, molto diverso da quello di Paesi poveri di altri continenti ( in Africa, in Asia e in America Latina ) ma forse ancor più problematico;

·                     le condizioni infrastrutturali di base ancora molto carenti fra le quali il caso più eclatante è quello dell’energia elettrica. La fornitura parziale e intermittente, soprattutto nel nord Albania, dipende da problemi oggettivi  ma anche da un uso strumentale del problema da parte di diversi gradini del potere tecnico-politico nazionale e locale. Senza energia elettrica garantita non vi può essere “sviluppo” e la Cooperazione Internazionale dovrebbe porre alcune condizioni di soluzione a tutte le scale e livelli di contrattazione prima di procedere con nuovi accordi e aiuti;

·                     il decentramento statale molto parziale, stabilito da una legge del 2000 ( aumento di poteri decisionali e finanziari delle Municipalità  e delle Regioni con il relativo ridimensionamento delle Prefetture) che trova resistenze politiche, sociali, culturali a sette anni dalla sua approvazione parlamentare.

 

In tale contesto generale, una delle aree di maggiore attenzione da parte italiana è stata la regione di Scutari, per le relazioni storiche con Venezia ed il NordEst e soprattutto per la tradizione cattolica di quella parte dell’Albania.

Con la guerra nell’ex Jugoslavia e la crisi del Kosovo, la Cooperazione italiana e le diverse componenti della solidarietà e della cooperazione decentrata, hanno investito in molti progetti di livello strutturale-nazionale e di tipo socio-economico diffusi nel territorio. Con la Legge 84 si è proseguita tale strada rafforzando alcune attività già intraprese e creandone di nuove.

 

L’analisi, per questo lavoro di valutazione, si è concentrata sull’area di Scutari selezionando in particolare 5 progetti dedicati ad alcuni settori ( Istitutional Building, Impresa Sociale e Formazione, Welfare, Pianificazione Territoriale) cofinanziati da tre Regioni italiane (Lombardia, Toscana, Emilia Romagna) e solamente un progetto in un’altra area del centro sud Albania, fra Durazzo e Valona, cofinanziato dalla Regione Marche nel settore del Turismo.

Sono stati analizzati numerosi documenti relativi al contesto albanese, alla programmazione ed alla progettazione italiana per la cooperazione, ai progetti specifici, e si è svolta una missione di 14 giorni con visite, incontri e 33 interviste ad operatori albanesi ed alcuni italiani, con diverse responsabilità ed origini.

 

I risultati dell’analisi mettono in risalto alcune contraddizioni.

Da una parte si evidenzia la positività complessiva delle attività finanziate, nel loro passaggio da precedenti origini e finanziamenti a proseguimenti in atto o in fieri; da un’altra parte risaltano alcuni aspetti negativi che coinvolgono gli attori italiani e quelli albanesi nelle loro rispettive responsabilità.

Per gli attori  italiani si sono riscontrate conoscenze insufficienti delle caratteristiche territoriali dinamiche dell’area ( pur dopo oltre 15 anni di esperienze ) che hanno influenzato la progettazione, la realizzazione e la sostenibilità delle iniziative, assieme alla tentazione di esportare “modelli” socio economici e gestionali italiani e regionali.

Per i partner albanesi ( ai diversi livelli istituzionali e sociali ) si è rilevata un’insufficiente determinazione e coerenza nella realizzazione e nella conquista di un maggiore decentramento statale e di una maggiore autonomia locale.

 

Quasi tutti i progetti si sono basati su attività precedenti realizzate con finanziamenti di altre leggi nazionali e regionali, continuando o rafforzando il lavoro intrapreso, procedendo con nuovi finanziamenti o comunque prevedendo di continuare sulla base di partenariati territoriali sempre più maturi.

La capacità di incidere sulla realtà e sullo sviluppo locale dipenderà da quanto, quando e come i Governi locali albanesi (regionali e comunali) riusciranno a completare e rendere “istituzionale” il lavoro svolto, con il rafforzamento o la nascita di Uffici, Personale e Budget annuali.

Buone Pratiche, Follow Up e Ritorni sono presenti comunque sia nell’area di Scutari che in quelle di Durazzo e Valona con buone potenzialità di consolidamento e sviluppo delle azioni intraprese anche grazie alla Legge 84.

Il livello di coordinamento italiano verticale e orizzontale di tutto il vasto mondo della Cooperazione internazionale e decentrata è ancora insufficiente, pur essendovi in alcune aree una presenza pluridecennale.

 

L’esperienza della Legge 84 in Albania, pur nei limiti e le contraddizioni esposte, è risultata un’occasione positiva in Italia per una ulteriore maturazione delle capacità di progettazione e concertazione, e in Albania per una ulteriore spinta al decentramento e rafforzamento delle capacità di Governo locale con effetti di spinta sui diversi attori in loco. Tutti i soggetti ascoltati auspicano un rifinanziamento della cooperazione nei Balcani recuperando il meglio della Legge 84.

 

Le raccomandazioni per gli attori italiani in Albania si possono concentrare in due direzioni:

A.  Maggiore attenzione all’analisi dei contesti locali ed alle trasformazioni in atto di tutto il Paese.

L’Albania contemporanea solo in parte è ancora quella in cui operavano i progetti di cooperazione del 1992 o 1995 o del 2005 e mentre alcune caratteristiche e problemi permangono, ne sono nati di nuovi ed altri si sono trasformati, con la necessità conseguente di iniziative di cooperazione che incidano su tali trasformazioni anche a livello locale con il coinvolgimento di attori pubblici e privati.

- L’alto grado di informalità della società albanese ( con la parzialità dello stato di diritto-dovere tramite le identità civili, i Cod. Fiscali, le Tessere Sanitarie, i Certificati Elettorali etc. con una Anagrafe incompleta e infedele ) provoca l’inadeguatezza strutturale dei Governi territoriali che conoscono le loro stesse Comunità solo parzialmente e per le quali programmano annualmente servizi pubblici e iniziative contraddittorie e insufficienti . I progetti dovrebbero avere più presenti tali condizioni e modificazioni sforzandosi di contribuire pur parzialmente ad una loro soluzione o miglioramento in collaborazione con il Governo Nazionale ed i Governi Regionali e Municipali.

- L’erogazione ancora parziale e a singhiozzo dell’energia elettrica inficia tuttora l’efficacia ed efficienza di ogni attività pubblica e privata, suggerendo la promozione di investimenti in tecnologie alternative di compensazione locale.

- L’esplosione della attività edilizia privata, case e alberghi,  ha trasformato il territorio, il mercato economico e del lavoro con implicazioni negative in ogni ambito da limitare e controbilanciare.

- La nuova convenienza internazionale del mercato del lavoro albanese dopo l’ingresso nell’UE di alcuni Paesi dell’Est, va  tenuta in conto nelle iniziative legate all’occupazione.

- Gli investimenti nello sviluppo del turismo rischiano di non fare i conti reali con i Paesi concorrenti storicamente protagonisti ( Grecia, Croazia, Italia ) quando forse  le prospettive più sicure del Turismo albanese potranno essere quelle relative allo stesso turismo nazionale albanese ed al turismo macedone, con relative caratterizzazioni di offerte e di marketing.

 

B. Maggiori investimenti in Cultura.

L’Albania sembra “arricchirsi”, “crescere”, “svilupparsi”, molto velocemente ma senza una maturazione complessiva della società, della comunità nazionale e locale, bruciando tappe ma anche storia, cultura, originalità. Si creano migliaia di aziende, di partite iva, di case e hotel, ma non crescono parallelamente i livelli medi di cultura della popolazione considerando inoltre che il Settore Culturale in senso lato richiede sempre di più  capacità ed attività imprenditoriali con risvolti occupazionali multilivello.

Con l’aiuto internazionale, bisognerebbe investire di più e meglio in “Cultura” intesa come l’insieme di attività per l’alfabetizzazione di base, la coltivazione delle tradizioni, l’istruzione superiore e la specializzazione, la comunicazione e gli scambi con altre culture, la vitalità artistica, l’attività di spettacolo: scuole, corsi di aggiornamento, università della terza età, biblio-mediateche, librerie, università, musei, teatri, cinema, centri per giovani, rassegne, con tutto l’indotto tecnico ed artistico necessario.

 

Foto e testi di Gianguido PAGI Palumbo
last update: 23/05/2011 11.07.16