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SAGGI
Ciao Mondo ! Esperienze e riflessioni sulla Cooperazione Internazionale
E' in fase di scrittura per la EDIESSE editrice un libro sui miei anni di esperienze e riflessioni all'interno della Cooperazione Internazionale, dedicato ai giovani inesperti ma interessati che vogliano avvicinarsi a quel mondo non solo attraverso le teorie e le storie codificate ma sopratutto attraverso le esperienze concrete di un operatore. Di seguito l'introduzione provvisoria al libro ed il suo "prologo".
Senegal-Villaggio Diol Kadd- pranzo comune - dicembre 2007 - foto PAGI
Ciao Mondo !
INTRODUZIONE Oggi a 18 o 20 o 25 anni un ragazzo o una ragazza italiani ( europei ? ) hanno una relazione con il Mondo, pur superficiale ed occasionale, molto più familiare di quanto non ne avessimo 20, 30, 40 anni fa. Il Mondo come Pianeta e i suoi problemi di modificazione del clima, di alterazione d’equilibri, di rischi progressivi per l’Umanità che lo abita; il Mondo come Pianeta vissuto da Popoli in diversi Continenti fatti da Stati Nazione così diversi e spesso in conflitto o a volte in collaborazione fra loro; il Mondo come Oggetto di curiosità, stimolo per viaggi possibili o impossibili; il Mondo come Processo di somiglianza e di omologazione, di mode, di vestiti , di musiche, di riti; il Mondo come Luogo virtuale di incontri, di comunicazioni, di invenzioni. Questo strano Mondo contemporaneo del terzo Millennio, globalizzato, mitizzato, rifiutato, sognato come “altro possibile”, entra ogni giorno in casa, a scuola, all’università, nei luoghi di lavoro e di non lavoro, attraverso mille “canali”: dalle scarpe fatte in Vietnam per la ditta americana ai cellulari fatti in Cina per una norvegese, dalla TV con le guerre e le crisi e le catastrofi, all’ultimo CD giapponese, dalla proposta di sottoscrizione per ….., all’ultimo film americano o koreano……alla scelta del candidato o partito da votare, fino all’amico-a figlio meticcio di un italiano e una brasiliana ! Il Mondo entra o passa per la testa in qualche modo e sempre più spesso quel ragazzo-a si sente diviso o composto dalla propria appartenenza al quartiere, alla città in cui vive e, con un salto di scala, direttamente dalla propria appartenenza al Genere Umano: l’Italia, l’Europa, l’Occidente, forse non hanno senso per lui-lei, non esistono nell’intimo di un “giovane” d’oggi. “Chi io ?” “Sono un “Essere Umano” di Viterbo, di Vicenza, di Vicari, di Varese, di .. !” Punto e basta ! E questo Mondo, che fa comunque paura, mette soggezione, inquieta, però attrae come un suono di sirena…. e vorresti capire di più ! In Italia, dopo l’abbuffata di iscrizioni alle Facoltà di Giurisprudenza negli anni di Tangentopoli quando i Magistrati erano quasi dei nuovi eroi, miti eccessivi, il tronfio Terzo Millennio appena iniziato si sta caratterizzando per un pullulare di Corsi e Master legati alle questioni Internazionali, alla Solidarietà e la Cooperazione Internazionale, alla Pace, alla Multiculturalità ed alla Antropologia. C’è un bisogno diffuso, non solo nei “Giovani”, di capire, di interpretare questo stesso Mondo, quest’Umanità che sembra a rischio di estinzione per deficienza di… per deficienza e basta, questa Storia che non ci fa più vivere “tranquilli”, né proiettati malinconicamente verso un passato ritenuto migliore né incoscientemente spinti verso utopie forti energetiche, con belle scariche di adrenalina. Il Mondo ci incute timore ma ci attrae come un baraccone da fiera con gli spiriti appesi e gli urli registrati. In questo Mondo, in Italia, ma anche in altri Paesi Occidentali benestanti, aumenta la corsa istintiva, di chi può, alla solidarietà individuale e familiare: si adotta a distanza di tutto, dai bambini alle scuole, dalle madri ai nonni, ai malati, ai disastrati…. Il bisogno di sentirsi utili, generosi accanto ai sensi di colpa, spingono molti a investire denaro in azioni di carità, solidarietà più o meno organizzata ed efficace. Aumenta anche il volontariato, sia professionale, di chi dedica parte delle proprie vacanze ad attività di aiuto sia in Italia che all’estero, sia quello di base senza limiti di specializzazione. Aumentano le donazioni una tantum, sia individuali che collettive, private aziendali e di settori. Aumentano anche le sponsorizzazioni di iniziative internazionali: gruppi e grandi aziende che devolvono fondi cospicui ogni anno e abbinano il proprio nome marchio a decine di progetti internazionali. Insomma sempre di più il Mondo ci gira intorno, ci passa in mezzo, ci coinvolge, ci travolge, ci mette in crisi, ci chiede di occuparcene accanto alle quotidiane attività o distrazioni. Il problema è che questo stesso Mondo lo conosciamo poco e male, solamente attraverso qualche viaggio, chi può o ha potuto, o attraverso persone di altri paesi che frequentiamo nella nostra vita normale, attraverso film, spot, videomusicali, Internet e soprattutto tanta televisione, e infine anche attraverso qualche libro, rivista o giornale. La Scuola e l’Università non aiutano molto a capire e scoprire quando invece, nei loro diversi livelli, dalle materne,alle superiori, ai Master, potrebbero essere una importantissima e basilare fonte di relazione con altre culture, storie, geografie, paesaggi, vite vissute. In alcune Scuole, in alcune classi, in alcune Facoltà, questo avviene ma troppo poco e in pochi casi. In Italia negli ultimi anni, accanto al crescente numero di nuove Lauree e Master sulle tematiche Internazionali, sono stati scritti e pubblicati molti libri, saggi, manuali, sulle Politiche Internazionali, sulla Cooperazione Internazionale, sulla Solidarietà, sulle Emergenze Umanitarie. Molti libri certamente utili per imparare la storia, i problemi, i dati, le strutture, le condizioni di intervento, le diverse situazioni dei Paesi e dei loro problemi nel mondo contemporaneo. Molto pochi sono invece i libri che “raccontano” in modo semplice e diretto esperienze concrete, storie individuali e singoli casi di solidarietà e cooperazione internazionale nate in Italia o che abbiano per protagonisti italiani, singoli, gruppi, istituzioni, associazioni. Questo libro è nato dalla constatazione che in decine di seminari, conferenze, lezioni, incontri, da me svolti in Italia in questi anni, i “giovani” ascoltatori o studenti o discenti, erano assetati di informazioni ma soprattutto della stretta relazione fra Saperi, Ideali, Esperienze. Erano attratti dal racconto, dalle spiegazioni, illustrazioni ( a parole, gesti, immagini, suoni e musiche ) delle mie esperienze di solidarietà e cooperazione internazionale in diverse parti del mondo e con diversi protagonisti italiani, e dalla analisi critica e riflessiva che ne scaturivano in relazione alle teorie e storie generali del settore. Ho deciso così di provare e raccogliere in un primo libro 18 anni di esperienze, di elaborazioni, di emozioni, di progetti, di ricordi, di dati e di sintesi, dedicando però tutto questo materiale proprio a chi non è già esperto e formato, a giovani e giovanissimi studenti o meno, interessati a capire ma anche a confrontarsi con la completezza di una esperienza umana e professionale per potere valutare anche se stessi in vista di eventuali scelte di vita e di lavoro. Non un libro o un ennesimo Manuale per esami o un saggio critico per misurarsi e competere con Esperti e teorici molto più preparati di me, ma un RaccontoCritico, un diario di bordo scritto in piena navigazione anche se già forse a metà di un viaggio lungo e complicato. Se avrò contribuito in parte e un poco a trasmettere, a comunicare passioni, convinzioni e soprattutto esperienze di vita e di lavoro aiutando qualcuno a capire un po’ meglio il Mondo contemporaneo e le sue opportunità di speranza e non solo di sfiducia e pessimismo, sarò soddisfatto.
Gianguido Palumbo
Quattro Elogi per una buona Cooperazione Internazionale
ELOGIO DELLA CURIOSITA’ Da “ Vista con granello di sabbia” di Wislawa Szymborska - Adelphi ed. 1998 “ L’ispirazione non è un privilegio esclusivo dei poeti e degli artisti in genere: c’è, cè stato e sempre ci sarà un gruppo di individui visitati dall’ispirazione. Sono tutti quelli che coscientemente si scelgono un lavoro e lo svolgono con passione e fantasia. Ci sono medici siffatti, pedagoghi, giardinieri, e centinaia di altre professioni. Il loro lavoro può costituire un’incessante avventura se solo sanno scorgere in esso sfide sempre nuove. Malgrado le difficoltà e le sconfitte, la loro CURIOSITA’ non viene meno. Da ogni nuovo problema risolto scaturisce per loro un proluvio di nuovi interrogativi. L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante non so. (…) Anche i carnefici, i dittatori, i fanatici, i demagoghi in lotta per il potere con l’aiuto di qualche slogan, purchè gridato forte, amano il proprio lavoro e lo svolgono con zelante inventiva. D’accordo loro sanno, sanno e ciò che sanno gli basta una volta per tutte. NON provano CURIOSITA’ per nient’altro, perché ciò potrebbe indebolire la forza dei loro argomenti. E ogni sapere da cui non scaturiscono nuove domande, diventa in breve morto, perde la temperatura che favorisce la vita.”
ELOGIO DELL’INTELLIGENZA EMOTIVA Da “ Lo sviluppo della mente” di Stanley I.Greenspan - Mondadori ed. 1997 “ In questi ultimi tempi grazie a ricerche nostre e di altri abbiamo scoperto che le capacità più elevate della mente umana come l’intelligenza, la moralità, il senso si sé , hanno insospettate origini comuni. (…) Contrariamente a quanto comunemente si crede, però, le esperienze fondamentali non sono cognitive ma consistono in sottili scambi emotivi. In realtà sono proprio le emozioni e non la stimolazione cognitiva a determinare l’architettura della mente. (…) L’importanza delle esperienze emotive è sempre più spesso sottovalutata in tutti gli aspetti della vita sia individuale che sociale organizzata. La mancanza di queste basi si nota persino nelle procedure usate per la Comunicazione, il Governo, la Cooperazione Internazionale. Paradossalmente la stessa mente umana che ha creato una società complessa ne è la potenziale vittima.”
ELOGIO DELLA COOPERAZIONE UMANA Da “ Individualismo e cooperazione” di Giovanni Jervis - Laterza ed. 2002 “ Un comportamento cooperativo è qualsiasi azione in cui il FARE INSIEME produce risultati che non si possono ottenere con fare da soli.” “ Se da un lato non c’è vera cooperazione senza che vi sia anche comunicazione, si può anche osservare che ogni forma di comunicazione è già di per sé una cooperazione”. “ I motivi più importanti per cooperare non sono di tipo repressivo: cooperare conviene indipendentemente dalla repressione della devianza, indipendentemente dai meccanismi formali e informali di contenimento delle defezioni. Il motivo è semplice: cooperare è premiante di per sé. “ “ Il fondamento della cooperazione non è la fiducia ma la continuità della relazione. E’ precisamente la prospettiva della reciprocità a creare la cooperazione: c’è un futuro nel rapporto. In assenza di futuro diventa impossibile sostenere la cooperazione.” “ Non sopravvive il più forte, sopravvive chi sa meglio cooperare”.
ELOGIO DELLA STORIA Da “ L’amore fatale” di Ian McEwan - Einaudi ed. 1997 “Non seppi allora né ebbi modo di appurare chi fosse stato il primo a mollare. Non sono pronto ad accettare l’idea di essere stato io. Ma ognuno sostiene la stessa cosa. Di certo va detto che se non avessimo rotto le file, il nostro peso congiunto avrebbe portato a terra il pallone aerostatico a un quarto di strada lungo la discesa, quando la raffica di vento si sarebbe placata pochi secondi più tardi. Ma come ho già avuto modo di dire non eravamo una squadra, non c’era un progetto e neppure un accordo da infrangere. Nessun fallimento. Dunque possiamo accettare che fosse la cosa giusta, ciascuno per se ? A cose concluse fummo tutti soddisfatti delle versione secondo la quale si era trattato di uno sviluppo ragionevole degli eventi ? No quel conforto non ci toccò, perché c’era un patto ben più profondo, istintivo e ancestrale scritto dentro la nostra natura. La COOPERAZIONE, la base del successo di primordiali imprese di caccia, la forza che sottende la nostra capacità di linguaggio, il collante della nostra coesione sociale. Lo sconforto del dopo fu prova della consapevolezza di aver tradito noi stessi. Eppure anche lasciar andare la fune era nella nostra natura. Anche l’egoismo ce lo portiamo scritto nel cuore. E’ questo il conflitto di noi mammiferi: quanto dare agli altri e quanto tenere per noi. All’atto di calpestare la linea di tale confine, il controllo che esercitiamo sull’altro e quello che l’altro esercita su di noi, costituisce ciò che noi chiamiamo ETICA. Appesi lassù a qualche metro di altezza sopra la scarpata, il nostro equipaggio affrontò l’antico irrisolto dilemma morale tra il NOI e il SE’. Qualcuno optò per il sé e a quel punto non ci fu più nulla da guadagnare scegliendo il noi. Per lo più , se ha senso, ci comportiamo bene. E’ buona quella società nella quale si renda utile e ragionevole fare il bene. All’improvviso, appesi sotto quel cesto, ci trasformammo in una cattiva società, incominciammo il processo di disintegrazione. All’improvviso la scelta assennata fu quella di badare a noi stessi. Il bambino non era mio, e non intendevo morire per causa sua. L’attimo in cui con la coda dell’occhio scorsi il suo corpo precipitare e sentii il pallone alzarsi di colpo, la faccenda era chiusa, ogni altruismo era ormai fuori luogo. Fare il bene non aveva più senso. Lasciai andare e caddi, da un’altezza di cinque metri.” |
Foto e testi di Gianguido PAGI
Palumbo
last update:
23/05/2011 11.07.11