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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
16 aprile 1995-2005 Giornata mondiale contro lo sfruttamento minorile
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http://mantovan.provincia.venezia.it ; www.manitese.it ; www.unicef.it ; www.cgil.it ; www.ilo.com
Il 16 aprile del 1995 in Pakistan a Lahore viene ucciso un bambino di 12 anni Iqbal Masih mentre andava in bicicletta. Era diventato il simbolo della schiavitù infantile nel mondo del lavoro, liberato da un forte movimento sindacale pakistano dopo anni di impegni, denunce e trattative. proprio perchè ormai simbolo della possibile liberazione fu ucciso e divenne in pochi mesi e anni un eroe mondiale. Con l'Associazione Mantovan per i ragazzi di strada nel mondo, di cui ero coordinatore a Venezia, ideammo e organizzammo il 16 aprile 1996 a Venezia il primo incontro internazionale sul problema dello sfruttamento minorile in Italia e nel mondo, proponendo il 16 aprile come giornata mondiale contro lo sfruttamento, assieme al Comune di Venezia, i Sindacati Confederali italiani e l'UNICEF Italia. Dal 1996 al 1998 in Italia la proposta fu approvata e fatta propria da tutti: Sindacati, Confindustria, Governo e Presidente della Repubblica, con la intenzione di arrivare progressivamente al riconoscimento del 16 aprile da parte delle Nazioni Unite per farne un nuovo Primo Maggio dedicato ai Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza. Ma dal 1999 in poi la Giornata è progressivamente decaduta sia per responsabilità italiane sia per responsabilità internazionali relative a disaccordi fra Agenzie delle Nazioni Unite : l'ILO, International Labour Organization, non ha riconosciuto all'UNICEF la competenza per occuparsi di diritti del Lavoro dei Minori e l'UNICEF non è riuscita a concordare con l'ILO la promozione del 16 aprile. E così dal 2002 l'ILO ha promosso il 12 giugno come Giornata Mondiale dedicata al problema del Lavoro Minorile. A 10 anni dal 1995 ho scritto l'articolo che segue. ______________________________________________________________________________________ Roma 16 aprile 2005
16 aprile 1995- 2005 : IQBAL MASIH dopo 10 anni, una morte inutile contro lo sfruttamento minorile ?
Dieci anni fa, il 16 aprile 1995, un bambino pakistano di 12 anni veniva ucciso per strada mentre andava in bicicletta. Una morte violenta fra tante. Quella però era stata una morte speciale che forse ha cambiato un poco il nostro mondo. Proprio ieri l’azienda americana di scarpe NIKE ha pubblicato per la prima volta un documento sulla responsabilità sociale descrivendo tutto il proprio Gruppo nelle svariate componenti produttive sparse in tutti i continenti e svelando i problemi interni di lavoro disumano e di sfruttamento anche minorile in molti dei Paesi coinvolti. Una sorta di “outing” aziendale dopo anni di scioperi, appelli, impegni internazionali di associazioni, sindacati e governi per la denuncia delle condizioni di supersfruttamento del lavoro in molti Paesi da parte di grandi imprese. IQBAL MASIH era un bambino operaio schiavo, affittato dai genitori poverissimi ad un produttore di tappeti. Si era ribellato grazie all’impegno di un sindacalista pakistano che lo aveva liberato e poi trasformato in un piccolo grande testimone della condizione minorile in Asia, come in Africa, in America Latina e anche in parte in Europa e in Occidente. Fu ucciso da sicari degli imprenditori locali che non tolleravano il suo riscatto e soprattutto temevano il movimento sindacale e di opinione che era maturato in Pakistan, in Asia e cominciava ad estendersi in tutto il mondo: IQBAL era diventato un esempio e ormai quasi un piccolo mito. Ma quegli imprenditori fecero male i loro calcoli miopi: la sua morte divenne uno straordinario appello alla coscienza internazionale. Dal 1995 ad oggi in tutto il Mondo la conoscenza del fenomeno “Sfruttamento Minorile” nei diversi settori economici di molti Paesi poveri e di alcuni Paesi occidentali, si è sviluppata progressivamente fino a coinvolgere la stessa UNICEF, l’ ILO ( Agenzia del Lavoro delle Nazioni Unite), Sindacati di categoria, mondo politico, associazioni imprenditoriali e commerciali. Ovunque sono nate associazioni nel nome di IQBAL, sono state fatte ricerche, analisi, organizzati convegni, realizzati documentari, film, scritti libri, e tante iniziative importanti. La migliore conoscenza del fenomeno Lavoro Minorile e più in generale dello Sfruttamento Minorile ha fatto maturare la coscienza di milioni di cittadini e politici, sindacalisti, imprenditori e commercianti, intellettuali, artisti, insegnanti e di tanti bambini e adolescenti in migliaia di scuole. Ma… Alcuni fatti oggi non convincono e fanno pensare a quanto ancora sarebbe necessario fare per non dimenticare IQBAL e soprattutto per far vivere meglio milioni di bambini-e e adolescenti sfruttati e decine di Paesi, occidentali, orientali o meridionali.
L’analisi del “fenomeno”
Già 10 anni fa si diceva e scriveva che nel mondo esistevano circa 250 milioni di bambini-e e adolescenti sfruttati nel lavoro in varie forme e modalità. Gli ultimi dati ufficiali delle agenzie delle Nazioni Unite propongono ancora per il 2004 la stessa cifra !! Come è possibile dopo 10 anni che non sia cambiato nulla ? O i dati, difficili da “trovare” e “creare”, non erano e non sono realistici e reali perché questo è un “fenomeno” quasi impossibile da quantificare, ma allora perché li usavamo e li usiamo ancora senza scrupolo ? O la situazione è immutata dopo ben 10 anni di attenzioni, denunce, progetti dedicati alla povertà e allo specifico sfruttamento minorile, ma ciò mostrerebbe il fallimento di tante attività. O invece, contemporaneamente, i dati sono impossibili da definire se non riferiti a territori ben circoscritti e utilizzabili come campioni, e la situazione mondiale in questi ultimi anni si è progressivamente adattata, è mutata, si è in parte riprodotta e forse addirittura il “fenomeno” Sfruttamento Minorile, con la globalizzazione selvaggia, con la corsa ad una competitività internazionale senza regole e controlli, ha provocato una estensione dello sfruttamento di Minori in tantissimi campi e settori.
Le azioni e i progetti
L’analisi porterebbe ad una riflessione dolorosa e difficile : lo Sfruttamento Minorile è un fenomeno strettamente connesso all’andamento delle economie nazionali e internazionali, alle culture sottintese e interconnesse e non può essere affrontato solamente come “piaga” “orrore” “distorsione” della Società contemporanea e peggio ancora come un “pietoso” problema umanitario. Gli accordi mondiali del Commercio, quelli sulle Finanze, quelli sullo Sviluppo, sui Debiti etc.. provocano condizioni socioeconomiche che spingono allo sfruttamento degli esseri umani più indifesi e deboli socialmente : bambini, adolescenti, donne, e fra poco forse anche anziani inattivi ma ancora abili. Anche lo sfruttamento sessuale, la pedofilia, il turismo sessuale, il traffico di “figli”, il traffico di organi, fanno parte di una cultura e di una economia internazionale basata sulla “supremazia” maschile ( peraltro sempre più “impotente” ), sull’arricchimento materiale di sempre meno pochi in confronto di sempre più vaste popolazioni che non riescono a “svilupparsi” ad uscire da condizioni di maggiore povertà. Voglio un figlio e me lo vado a “comprare”. Voglio un rene nuovo e me lo faccio comprare. Voglio un sesso facile, subordinato, anomalo, economico, e me lo vado a comprare. Ma anche… Voglio un soldato, piccolo e feroce, per la mia guerra e me lo vado a comprare. Voglio una droga, e me la faccio portare.
In questi 10 anni paradossalmente è aumentata la conoscenza e la coscienza internazionale sulla condizione di centinaia di milioni di bambini, bambine e adolescenti, vivi, rispetto ai morti per fame, sete e malattie, ma sfruttati anche in famiglia per la povertà e più ancora fuori, lontano da casa. Ma forse, nello stesso tempo, è aumentato proprio lo sfruttamento dei Minori da parte di Adulti, di “Maggiori” cinici e omertosi: fanno finta di non sapere che dietro la consegna di prodotti, servizi, favori, lavori, ci sono milioni di bambini-e e adolescenti che NON studiano, che NON giocano, che NON stanno in famiglia, e che lavorano come bestie o comunque che NON crescono bene, che NON avranno un futuro, che NON saranno le generazioni determinanti e positive per le loro Società, per i loro Paesi, o semplicemente per le loro Città dove si sono ritrovati a nascere. Credo e temo che mentre siamo cresciuti in coscienza e in impegno, almeno alcuni-e sia in Italia, in Europa e nel Mondo, sono cresciuti molto di più i casi di utilizzazione redditizia delle giovani generazioni povere.
Poca cooperazione fra chi si è attivato
In questi anni purtroppo accanto alla coscienza ed all’aumento di azioni contro lo sfruttamento minorile sono nate anche molte competizioni, gare sbagliate, fra enti, istituzioni, agenzie, per una propria“visibilità” migliore, per la supremazia, per un posizionamento sul “mercato” della solidarietà e cooperazione internazionale. Il 16 aprile, dal 1995 al 1998, era diventata in Italia una bella e importante giornata simbolica di mobilitazione, di attività, di impegni in tutti i settori della società , dal Nord al Sud del nostro Paese, grazie all’idea di una piccola associazione per i ragazzi-e di strada nel mondo ( l’Assoc. Mantovan di Venezia ). Erano state coinvolte le massime autorità dello Stato, dal Presidente della Repubblica ( Oscar Luigi Scalfaro ) al Governo, dai Sindacati alla Confindustria e Artigianato e Commercianti, dal mondo della Cultura alla Scuola, dall’UNICEF a decine di associazioni. Avrebbe potuto coinvolgere velocemente ed efficacemente l’Europa e forse tutte le Nazioni Unite in un grande impegno annuale, costante contro lo Sfruttamento Minorile per una estensione dei Diritti dei Minori nel Mondo. Ma "inspiegabilmente" quella Giornata è stata a poco a poco abbandonata dal 1999 in poi fino a sparire dal calendario delle giornate significative. Nel frattempo è stata proposta una data a freddo, senza significati simbolici forti, senza memoria collettiva internazionale, e così il 12 giugno è diventata la Giornata mondiale sul Lavoro Minorile.
Che il 16 aprile ritorni ad essere il giorno della coscienza e delle azioni, accanto agli altri 364 giorni dell’anno, o che sia dimenticato definitivamente sostituito dal meno significativo 12 giugno, forse poco importa. Eppure la forza dei simboli, soprattutto dei ricordi di una o più persone esemplari, non potrà essere sostituita da una delibera e da convenienze organizzative. L’importante è che continui un impegno esteso e sempre più determinato contro lo sfruttamento di milioni di Bambini, Bambine, Adolescenti, di tutto il Mondo, per cercare di migliorare non solo le loro condizioni di vita ma , assieme alle loro, quelle dei loro padri, madri, fratelli, sorelle, zii e zie, nonni, e poi figli: i Minori non vanno solamente “difesi” ma soprattutto valorizzati, coltivati, fatti crescere, perchè partecipino al cambiamento delle loro comunità e società, per un futuro un po’ migliore. “Noi siamo la fame di esistere” ( Da “ Il Mondo salvato dai ragazzini” Elsa Morante 1968 ) ______________________________________________________________________________________ Roma 5 aprile 2006 Trascrizione e revisione dell'intervento svolto a Roma nel febbraio 2006 all'Univ. La Sapienza - Facoltà di Scienze Politiche- Corso sulla Cooperazione Internazionale.
“Noi siamo la fame di esistere” Da uomo, maschio, adulto, bianco, europeo, parlare della condizione delle Bambine e delle Adolescenti nel mondo è difficile e in parte imbarazzante, anche se da molti anni sono un cooperatore internazionale con numerose esperienze e attività legate all’impegno contro sfruttamento minorile. Nello stesso tempo però questo forse è un segno positivo d’interesse e possibilità di dialogo, di elasticità, di scambio di esperienze e sensibilità diverse fra uomini e donne, fra maschi e femmine in un’Italia, in un’Europa, in un Occidente certamente in crisi ma foriero di una maturazione culturale, sociale, politica. Dal 1975, oltre trenta anni, mi occupo come libero professionista di Comunicazione e da circa quindici, come volontario e poi come consulente, di solidarietà e cooperazione internazionale collaborando con piccole associazioni, con amministrazioni pubbliche locali, con ong, con il Ministero degli Esteri, con alcune Agenzie delle Nazioni Unite, sia in Italia che in diversi Paesi del mondo, nei Balcani, in Africa, in America Latina. Sono un esperto “anomalo”: non sono il classico professionista della cooperazione che si è formato fra una laurea, un master, e passaggi di incarichi in diverse strutture e organizzazioni; ho fatto anche questo ma un po’ per carattere, un po’ per convinzione e un po’ per caso mi sono ritrovato a vivere la cooperazione internazionale a partire da piccole esperienze, svolgendo poi un ruolo di consulente più ad alto livello, avendo nello stesso tempo preso la decisione di raccontare, di scrivere oltre i “Rapporti di Missione”, oltre gli articoli. Nel 1998-9 ho vissuto e lavorato a Sarajevo e scritto il mio primo libro di racconti e fotografie che aveva per protagonista proprio una bambina, un’adolescente bosniaca di dodici anni, attraverso la quale ho raccontato la Bosnia Bambina di prima, durante e dopo la guerra degli anni Novanta : “ Amina di Sarajevo” *. Amina è come la nostra Maria, è un nome diffusissimo perché Amina era il nome della madre di Maometto. Il libro narra, attraverso immagini, fotografie, poesie e testi, la città di Sarajevo dal 1995 in poi. Mi trovavo lì per un progetto di cooperazione decentrata fra il Cantone di Sarajevo e il Comune di Venezia. In quella condizione di vita e di lavoro, mi è venuta l’idea di raccontare la città, ed è nato l’interrogativo sul come raccontarla. Mi trovavo nella sede di una società italiana di volontariato per caso insieme ad un’ amica psicologa e lì incontrai una ragazzina di 12 anni, Amina, figlia della donna che puliva la sede. Cercai insieme alla psicologa di comunicare con la ragazzina, ma risultò difficile visto che non parlavamo la stessa lingua. Di Amina sapevamo solamente che aveva una madre, un padre ed un fratello. Scrivendo il libro, decisi che quella ragazzina sarebbe diventata la protagonista attraverso la quale raccontare la città e così mi sono inventato la vita di Amina. Dopo sei anni, nell’ottobre del 2005, sono tornato a Sarajevo per presentare il libro, e grazie ad una bravissima impiegata bosniaca dell’Ambasciata Italiana che mi aveva invitato, ho rincontrato Amina, quella vera, scoprendola proprio come la avevo immaginata; e così abbiamo deciso di fare un lavoro insieme. Per una nuova edizione del libro ho chiesto ad Amina di scrivere la sua storia, i suoi ricordi, le sue paure, di scrivere della vita vissuta a Sarajevo durante la guerra. Amina sta iniziando, faticosamente, a scrivere le sue memorie, la sua reazione alla lettura del libro, quindi la reazione di una persona vera a ciò che un autore straniero aveva inventato. Ora Amina sta studiando per diventare giornalista. Fare cooperazione internazionale bene significa prima di tutto comunicare, conoscersi, gli uni con gli altri, sforzarsi di capire ciò che è meglio fare. Se non si innesca questo processo di conoscenza, anche umile e rispettosa, i progetti saranno sempre un piccolo disastro, saranno progetti che al massimo potranno provocare dei benefici provvisori, o che più spesso provocheranno danni. Un momento molto importante per la mia vita e la mia formazione professionale è stato il 16 aprile 1995 quando, assieme a milioni di altre persone nel mondo, ho letto la notizia dell’uccisione di un adolescente pakistano ex schiavo di fabbricanti di tappeti: Iqbal Masih. Da quel giorno il mio impegno contro lo sfruttamento minorile nel mondo e ancor di più, contro lo sfruttamento delle bambine e le adolescenti, è maturato ulteriormente dopo i primi anni di attività a favore dei ragazzi e ragazze di strada di Addis Abeba in Etiopia e dei bambini assediati di Sarajevo in Bosnia Erzegovina. “La tua morte è una voce sirena” ** Il 16 aprile del 1996, esattamente 10 anni fa, scrivevo in un articolo: “Milioni e milioni di giovanissimi individui, maschi e femmine, nel mondo, per la povertà e l’ignoranza delle loro famiglie o per assenza totale di parenti, sono sfruttati nel lavoro domestico, agricolo, artigianale, industriale, commerciale ma anche nella prostituzione, nella criminalità, nelle guerre, al servizio di adulti ben organizzati e ben protetti da forze economiche, sociali, politiche ed anche istituzionali. Tale processo si sta accentuando negli ultimi decenni, non sta affatto diminuendo con il progresso tecnologico, con la mondializzazione, anzi. È proprio in questo grave contrasto fra la velocità della globalizzazione, (positiva e negativa in relazione alle economie, ai diritti, alle sensibilità ) e il peggioramento delle condizioni di vita di centinaia di milioni di bambini, bambine nei Paesi più poveri ed anche in quelli più ricchi, che cresce la necessità di rafforzare e coordinare le attività contro lo sfruttamento dei “Minori” da parte dei “Maggiori”, sia in Italia che a livello internazionale.” Dopo dieci anni purtroppo, mentre la sensibilità e l’informazione sono sicuramente aumentati ovunque, i dati, le statistiche, per quanto attendibili e le analisi di singole realtà territoriali ci dicono che le condizioni di vita dei Minori in difficoltà non sono migliorate ed anzi vanno peggiorando. Solo tre esempi: uno in Italia, nella civile e certamente democratica Roma; uno in India, considerata ormai uno dei Paesi “emergenti” più avanzati in tutti i campi; uno in Senegal, considerato fra i Paesi africani uno dei più “avanzati”.
A Roma, recentemente, la Polizia ha scoperto l’esistenza di oltre 2000, duemila, prostitute minorenni in azione. Cifra che nasconde molte migliaia di uomini italiani clienti, di altre centinaia di uomini italiani e stranieri che sfruttano le povere giovanissime coinvolte. Sania Khartun, 12 anni, sorella di altri tre figli poco più grandi, in una famiglia povera dell’India di oggi, il 25 settembre 2005, dieci anni dopo Iqbal, anziché essere uccisa da criminali dell’economia illegale, si è uccisa per fame, da sola impiccandosi, disperata perché la famiglia riusciva a nutrire solo i maschi e una terribile tradizione millenaria la aveva destinata alla morte per “selezione naturale”. La stessa India che ha fatto nascere il grande politologo Amartya Sen, premio nobel e guida mondiale di un’alternativa allo sviluppo cinico dell’economia internazionale, la stessa India all’avanguardia per l’ingegneria elettronica, all’avanguardia in Asia per la sua vita democratica. Nel Senegal degli ultimi anni, governato da un Presidente convinto neoliberista molto impegnato nello sviluppo vorticoso d’investimenti nelle nuove tecnologie e nelle privatizzazioni dei più importanti settori economici del suo paese ( Agricoltura e Pesca ), migliaia di famiglie contadine consegnano le proprie figlie adolescenti, fra i 10 e i 20 anni, nella mani di famiglie più agiate della capitale Dakar, come Piccole Domestiche a tutto servizio, pagate 5 volte meno delle donne adulte, sfruttate come lavoratrici e spesso anche sessualmente. Sono circa 300.000 queste giovanissime senegalesi, non qualche centinaia. A loro vanno aggiunte altre centinaia di migliaia di giovanissime prostitute funzionali ad un relativo boom turistico, di giovanissimi mendicanti di strada funzionali ad un’altra tradizione tradita dell’educazione religiosa e sopravvivenza fisica per le famiglie più povere del paese. “ Noi siamo la fame di esistere “ ** Mi sembra importante ragionare sulla vicinanza e la convivenza fra Povertà estrema e il cosiddetto Benessere. Ciò che più impressiona di queste tre storie è proprio che esse appartengono a Paesi considerati “sviluppati” o che si stanno sviluppando come l’India e il Senegal. Questo per dire che le forti contraddizioni vanno affrontate di petto analizzando i concetti base come La Povertà, La Ricchezza, Lo Sviluppo; gli schemi vanno rotti, vanno studiati per essere ridefiniti. Infine mi fa piacere ricordare che all’ultimo festival del Cinema internazionale di Berlino 2006, appena un mese fa, il primo premio è stato assegnato ad una giovane regista di Sarajevo, Jasmila Zbanic per il suo film “Grbavica” (quartiere della capitale bosniaca ) nel quale si racconta di una bambina che crescendo a Sarajevo scopre di essere figlia di uno “stupro etnico” e la sua vita cambia. Il dramma della guerra nei Balcani continua a colpirci.
Per concludere vorrei leggervi un brano tratto dal libro di Elsa Morante del 1968 Il mondo salvato dai ragazzini. La Morante immagina che un ragazzino rinfacci ad un adulto la sua disperazione e delusione: “Tu lo sapevi che le fanciullezze sulla terra sono un passaggio di barbari divini col marchio carcerario della fine già segnata, lo sapevi, eppure volevi farmi vivere quando io non volevo più vivere. Quella tua prepotenza era una noia per me, chi è vecchio, se è felice, nella presenza di un ragazzo, non vede in lui che allegria, nient’altro. Tu adoravi, come una festa del tuo destino, una fanciullezza già segnata che ti diceva il suo male. Tu, allegra dell’infanzia che io ti potavo, ti scordava della legge monotona che richiama i suoi disegni spettrali con la sua mano da automa. La tua spensieratezza era un insulto per me, negando la natura che mi condannò dall’inizio, tu non volevi intendermi, per salvare l’unica tua felicità e gratitudine, sbandieravi le tue fandonie come amuleti, quando gli spiriti della strage mi atterravano con un urlo. Tu mi accarezzavi caduto, dicendomi che non era niente, quando i miei occhi consapevoli pieni di paura ti chiedevano aiuto, tu me li baciavi ridendo. Tu mi distraevi dall’insonnia con le tue favole e ascoltavi come fiabe le profezie disperate dei miei sogni. Mi promettevi che sarei stato un re, un re sulla terra mentre la terra mi schiacciava”. Accanto al Re avrebbe dovuto sedere anche una Regina…….
** ( Da “Il Mondo salvato dai Ragazzini “ di Elsa Morante 1968 )
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Foto e testi di Gianguido PAGI
Palumbo
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23/05/2011 11.07.07