Roma 12 febbraio 2005
Bandiere della notte
Sventolano al sole incerto
non raccontano popoli
ma solo una o due persone
bandiere della notte
della vita in sogno, della vita normale, della morte possibile.
Bianche o colorate, a righe o meno
si asciugano profumate appena.
Hanno avvolto e accolto corpi soli insonni
in veglie di paura, d’amore, d’odio, di dubbi insoluti
corpi sereni nel ritmo sicuro del riposo
corpi di coppie, semoventi impazzite, arruffate, eccitate, sfinite e
sfatte.
Le prime e le ultime volte di una vita:
sangue, umori, sudori, macchie e residui.
Rincalzate decine di volte, consumate, regalate
mute testimoni dell’inizio, della fine e del frattempo.
Pieghe su pieghe
cotoni, lini antichi o di ieri al mercato dell’angolo.
Singole, doppie, alla francese, dentro divani di fortuna
o alberghi tristi o suite dorate
camere perfette, simmetriche e sempre uguali, disordinate e mutevoli
insignificanti, mediocri.
Sventolano tutte in attesa che l’acqua vada via
ritirate in cesti come viene
stirate da mani del mondo come capita
bianche e affusolate, rossicce e grassottelle
piccole e olivastre, nere nere sul dorso
giovanissime o rugose, delicate o rovinate dai saponi.
Ripiegate con cura una per una
riposte in fila una sopra all’altra
pronte al ricambio
di settimana in settimana in settimana.
Sventolano ancora
sui tetti delle case di una capitale:
pulite, semplici, essenziali, necessarie.
pagi
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Palermo 2004
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