Venezia 11 aprile 2000
Come un pomodoro al sole di sempre
Non credo al buio della sorte
che svicola suprema
e temo luci abbaglianti che soffocano il respiro
libero di errare, sbalordirsi sempre, improvvisamente.
Gioco di sponda
al rimbalzo d’idee, inutili ma inevitabili
e misteriosamente uguali.
Persevero, godendo della loro misura astratta, ancora viva
come un pomodoro al sole di sempre
e la pianta che s’allunga sinuosa
attorno al bastone della crescita.
Sono
dettami vitali che giungono pallidi e asciutti
accompagnati da zampogne monotone e potenti:
in trance perenne sta il suonatore popolare
stonato e brillo, ebbro di note ripetute all’infinito prossimo.
Ma perché
indugiare dispettoso sotto il patio d’ombre
sperando che giunga la sera, la notte, l’oscurità diffusa
senza margini di perplessità ?
Non chiedetelo a me che lo domando.
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